HAIKU

Haiku

Se chiudo gli occhi
Posso vederti. Come
Ad occhi aperti

Resto in ascolto
Anche dei tuoi silenzi
… come in attesa

ecco sfiorisce
il fiore col suo frutto
… ed anche senza

Questo restare
Sul confine … a lungo e
Poter crescere

Sbatti nel petto
Come rondine in gabbia
Cuore ferito

Luce di luna
Sulla gelida neve.
Cuore assorto

La tua mancanza
Mi parla di te. Come
La tua presenza

Ora s’è spento
Anche l’ultimo lume
Resta il buio

Assaporare
Ogni istante di vita e
… anche di morte

Quando fa male
Anche il respiro e …
Tutto si ferma

Batti più forte
Amore che già spezzi
Buio e catene

E abiterò
Lo spazio vuoto della
Tua mancanza

Forse un fantasma …
L’idea che ho di te.
Tu non sei mai stata?

Non so che fare
Dell’essere libero
A questo punto

Quanto ci sei tu
Nella proiezione del
Mio desiderio?

Chi è più vera
Madonna Laura o la
Signora Laura?

Fosti la Musa
Ma scegliesti infine di
Essere Donna

Dolceamaro
Sapore della vita
Amaro dolce

Paolo e Francesca …
Dura condanna essere
Eterni amanti

E’ solo vuoto
Quel centro del cuore
Che sto cercando?

Ciò che perdiamo
È solo l’ombra di ciò
Che abbiamo avuto
Nel delirio io
Sono entrato e non so
Come uscirne

Parlare d’amore
O vivere d’amore
… la differenza

Un disperato
Nuovo tentativo di
Poter amare

Chiudere meglio
Di come in quel giorno
Abbiamo aperto

Viene la sera
I pensieri più radi
… quasi assopiti

E ritrovarci
A sognare insieme
L’unico sogno

Si rincorrono
Per fuggirsi ancora
I nostri sguardi

Cosa sappiamo
L’uno dell’altro, noi
Non lo sappiamo

Come sospesi
Tra il cielo e la terra
Ci ritroviamo

E con dolcezza
Accettare che i giorni
Sono contati

Note sospese
Come petali al vento
In primavera
Vado imparando
Ad udire i pensieri
Oltre i silenzi

Nessuna scusa
Se non sono felice
Come potrei

Esisto forse
Nel mondo che e’ mio
E non solo tuo?

E custodire
Un intimo contatto
Nella distanza

Non ti affidi.
Fai bene! Eppure …
Fai molto male

La luce chiara
Della vasta coscienza
In cui ti perdi

Mi costa meno
Sapere che parti se
Mi porti con te
Nell’apparire
C’è una verità di
Ciò che appare

Il cambiamento
Anche se in peggio ma
È necessario

Saper morire
Quando viene il tempo di
Dover morire

Non so cosa sia
L’amore. Eppure so
Che io ti amo

Ho ricercato
Un colloquio d’amore
Non l’ho trovato
come Orfeo …
con un ultimo sguardo
ci salutammo

Hai ragione:
Posso stare con te se
So stare con me

Più non si specchia
Nel fondo dell’anima
Il nostro sguardo

Noi siamo parte
Di un circuito d’amore
Che va oltre noi

Poter trovare
Quella giusta distanza
Nel qui ed ora

Bere una birra e …
Dire al cuore che puo’
Vivere ancora

Potrà restare
L’amore anche senza
Il desiderio?

Dimmi che non sei
Solo la maschera che
Mi credo di te

Come cercando
Una causa prima al
Mio malessere

Come le scosse
Di assestamento dopo
Il terremoto

Passano I giorni e …
Sembrano molti. Ma già
Sono finiti

Voler soffrire …
Forse e’ l’altra faccia del
Voler gioire

La tua incostanza
Sbatte la mia barca
Contro gli scogli

Vorrei fuggire
Dalla mia stessa ombra
Se lo potessi

Viene il momento
In cui bisogna stare
Nel proprio centro

possiamo farci
un sacco di bene. ma
anche del male

Limpida mente
Nella quale incontrarci
Senza difese

Noi rispondiamo
Parole alle parole
Fatti ai fatti

tutto è bene
ciò che finisce bene
… se è un bene

E’ più facile
Amare se sessi che
Amare l’altro?

Amare tutti
E’ più facile se non
Ami qualcuno?

Il consegnarsi
Nelle mani dell’altro
Non e’ follia (?)

Il piacere
Non puoi mai dividere
Da sofferenza

La dipendenza
Dalle cose d’amore
E’ dipendenza?

Bello il fuoco
Ma non avvicinarti
Oltre misura

Tocca il cuore
Della tua dipendenza
Se vuoi uscirne

Mi accompagna
Fedele l’ombra della
Tua mancanza

Poesie di Massimo Habib

MassimoHabibNel 2008 è cofondatore della International Association of Tangotherapy Therapists (IATT) di Cardiff (UK) e da quel momento promuove in Italia la disciplina del TangoOlistico, particolare fusione dei principi della Gestalt Therapy con alcuni elementi fondamentali del Tango, con l’obiettivo di promuovere un nuovo strumento di lavoro su di sé teso al raggiungimento di un più elevato equilibrio di benessere

VUOTO FERTILE

Mi immergo
In un orgasmo
Di aria di mare
Senza vento
Come un nulla di conchiglia,
futura perla.

CONFLUENZA

Che la mia goccia
Possa essere come te, Mare,
così tu, grande, potrai essere luce
e io uscirò
da questo pozzo
liquidi, i miei occhi.

DEFLESSIONE

Camera di specchi
Che mi proteggi e mi condanni
In un angolo di rete.

CAMBIAMENTO

E pure
Sei ancora tu
Nella tua misura con il cielo
Nella imperturbabile grandezza.
Ma ieri, mentre dormivo,
eri come assente, Mare mio.
Non oggi. Le onde chiuse e nere.

EMPATIA

La nostra pelle,
ora,
si rassomiglia
come le ali del gabbiano
a volare.

TRANSFERT (CONTRO)

Tra le nostre sedie
Un gigante buono
Fatto di niente e d’autunno,
soddisfa le nostre idee
voltandosi,
a seconda.

DAIMON

Tu guardi lontano…
No, continua!
Mi piace guardare coi miei occhi
I tuoi che guardano
Altrove
Dove sto per andare.

SULLA SOGLIA

il brivido
di fili di ghiaccio sottopelle
mi lascia le labbra in curva
e mi godo
l’idea del passo
e l’idea del restare
come fossero gemelle
invidiose
della loro bellezza nuda e
adolescente
mentre sperano uomini che non sanno.
una mano su un fiore di carne lucida
e l’altra alla finestra
sulla soglia.

IMPROVVISAMENTE

Improvvisamente
Da un sogno nascosto sotto
Resti d’amore inespressi
Nasce uno sgomento
Di vita
E germoglia così piano
Che l’occhio non sa
Il cambiamento.
Forse potessimo
Vedere più piano
Questo moto d’amore
Allora ogni sguardo
Sarebbe luna e sole

HO FRETTA DI VIVERE

Ho fretta di vivere
Che la morte è una compagna che urla
piano.
Non sarà l’attesa a dire il colore
delle tue labbra
o i remi della notte a giurare la luce del giorno
ora e qui sento che non posso
parare il sapore dei miei pensieri
sia allora il moto del sangue a parlare
che piano scorre e sa dove andare.

Galleria di Susanna Baumgartner

Galleria di Susanna Baumgartner

Tra, sequenze atemporali

La vita delle immagini è una pausa carica di tensioni tra l’immobilità e il movimento. Un movimento dialettico che viene colto nell’atto del suo arresto ( Stillstand, come scrive Benjamin). L’immagine è ciò in cui quel che è stato si unisce fulmineamente con l’ora e il passato si rimette in movimento, ridiventa possibile.

Galleria di Brunella Di Giacinto

Galleria di Brunella Di Giacinto

I volti … ed oltre
Non è facile passare davanti ad un volto ritratto da Brunella … e non restarne catturati. Al di là del tratto limpido, quasi dotato di luce propria, al di là delle segrete rispondenze che i colori intessono nel loro silenzioso dialogo, c’è un qualcosa che invita ad entrare, ad andare oltre la dimensione fenomenica di ciò che appare. Mi sono spesso chiesto quale sia quell’elemento inafferrabile che fa la differenza tra un volto senz’anima, da uno che la traspira. Forse è ciò che distingue un corpo senza vita da un corpo vivente, che respira, che ha … anima, appunto. Gli elementi costitutivi sono gli stessi, ma c’è un quid che li configura trascendendoli e a cui, non a caso Platone ha attribuito il senso della trascendenza. Ma quel “fare anima”, per riprendere un’espressione cara a James Hillman non implica un andare oltre dimenticando la materia da cui nasce. E’ come illuminarla di un riflesso che la fa essere se stessa. Un qualcosa che è più della somma dei suoi elementi costitutivi, come si dice della gestalt, un indirizzo nelle discipline della percezione e del potenziale umano nella quale ho avuto la fortuna di essere partecipe nel percorso formativo di Brunella. Il mio non può essere quindi un giudizio del tutto obiettivo – se pure può aver senso una tale attitudine in una operazione che non può che intrigarci appieno nella nostra soggettività – e non sono neppure un critico d’arte. Sono uno che, come tanti, si sente attratto – a volte con forza, quasi con ineluttabilità – ad entrare in quell’oltre, in quella quiddità che ha il sapore dell’anima dei volti che Brunella ci offre.
E’ uno sguardo assorto, una sospensione della coscienza tra un mondo di fuori ed un mondo di dentro, un ripiegarsi dell’anima sull’emozione allo stato ancora indistinto, un affacciarsi a spazi di silenzio dove il respiro sembra fermarsi, un interrompere il fluire del quotidiano per afferrare il sapore dell’esser-ci … un gesto inconsapevolmente meditativo che Brunella sa cogliere nella  misura in cui, probabilmente, sa anche contagiare il suo personaggio del suo stato d’animo … attento a coglierne la natura più intima e che solo si rivela nel silenzio dell’ascolto, anche visivo.
Dove Brunella abbia trovato questa retina acchiappaanime – un po’ come quelle dei bambini pellerossa per acchiappare i sogni – non sono riuscito a farmelo dire. Forse … non lo sa neppure lei.
Riccardo Zerbetto

Galleria di Zaira di Mauro

L’arte sarebbe dovuta essere la mia strada, come avrebbero voluto i miei genitori. Forse lo sarebbe anche stata, se non avessi sentito la chiamata alla psicologia (per sopravvivere?).

Così ho pensato bene di fare dell’arte la mia risposta alla vita, compresa la psicologia, probabilmente anche scegliendo la Gestalt.

Sono nata in Sardegna. Vi ho vissuto 14 anni, e poi altri 14 in Sicilia. Qui ho frequentato il liceo artistico, dove promettevo un futuro da scultrice. Invece ho scelto di laurearmi. Mentre studiavo psicologia, ho fatto l’attrice e per certi versi credevo l’avrei  fatto per sempre. Studiai anche drammaterapia, ero appassionata. Il teatro (insieme alle le mie nevrosi) mi portava via molto tempo, ma riuscii a laurearmi.

La conoscenza del disegno, l’esperienza sulla scena e lo studio della drammaterapia mi sono poi serviti nelle mie esperienze di insegnamento, la prima fu in carcere, a Palermo.  Capii subito che l’arte non sarebbe stata parte della mia vita, in qualunque forma.

Arrivata a Milano, dopo la laurea, a parte qualche spettacolo, non coltivai più il teatro come attrice, ma lo usai cospicuamente nell’insegnamento e nella conduzione di gruppi, soprattutto negli anni della specializzazione in Gestalt Therapy.

Il disegno ha continuato a far parte della mia espressività. Questi disegni a pastello raccolgono momenti del percorso di specializzazione; li ho realizzati durante le lezioni, o nei seminari residenziali: ho raccolto sguardi perplessi, sarcasmo dei docenti, battute bonarie, complimenti, rimproveri. Ho prodotto rumore, residui di matite temperate, sporcizia, ma anche dolci ricordi, ed esperienze mie interiori intense.

Oggi uso l’arte nel lavoro clinico continuamente, sia in quello individuale che di gruppo, oltre che nella formazione. Trovo davvero, come scrive Ginger, che la psicoterapia sia un’arte e come tale si impone nella sua estetica immediata e rivelatrice. Nello stesso tempo, l’arte intesa come modalità espressiva può farsi spazio nel lavoro clinico come luogo della magia e della trasformazione.

La mia tesi

Sono sempre stata ossessionata dalle tematiche sul significato in relazione al significante, su cui ho scritto la tesi di laurea (Arte e Psicoanalisi: verso l’Arte e la Psicoanalisi come processi inversi di conoscenza ermeneutica).

Adesso voglio approfondire il tema della magia nell’arte e nel mito. Magia come uno dei fondamenti dell’esistenza, che è infarcita di immaginario e di trame simboliche-mitiche e che si esprime nella persona in modo unico.

La mia ipotesi è che ogni individuo porta con sé una propria questione fondamentale, scritta nel nucleo essenziale dell’identità ed espressa attraverso fili di materiale simbolico a metà tra il sogno e la veglia.

Tale essenza, nucleo fondamentale, è la struttura basilare del soggetto quale gestalt esistenziale,  che si simbolizza nella poetica soggettiva e nel modo di essere-nel-mondo. Essa è unica ed irripetibile, eppure universalizzabile nell’arte.