Play Therapy

Dedichiamo il contributo di questo mese al Convegno on-line che si è svolto su questo tema in 4 pomeriggi dei giorni 21-24 maggio e per il quale è allo studio la versione acquistabile presso www.PsyEventi.it.

Un tema di grande importanza … da che mondo è mondo se, come si diceva nella presentazioneL’uomo gioca e gioca da sempre. O almeno da quando, distinguendosi dagli altri primati, diventa uomo” come ci ricorda Huizinga nel suo Homo Ludens  “La “civiltà umana  sorge e si sviluppa nel gioco, come gioco”. Una  posizione forse estrema, come ha commentato lo scrivente in apertura del Convegno e che forse sottovaluta gli aspetti del gioco collegati al bisogno di crearsi una “rappresentazione del mondo” di cui gli esseri viventi, in particolare più evoluti, hanno bisogno per elaborare strategie di caccia o comunque di sopravvivenza in un mondo meraviglioso quanto complesso nel quale, come direbbe Kipling “vuoi che tu nasca leone o gazzella non è facile arrivare a sera vivi se non mettendocela tutta”. Ma è anche vero che noi colleghiamo l’idea del gioco ad una attività non legata alla “necessità”, come il lavoro (echeggiando la condanna biblica per la quale “guadagneremo il pane con il sudore della fronte” ma ad una attività che, seppure possa assorbire tutta la nostra attenzione e creatività, è improntata ad un elemento di libertà e di “gratuità”.  Tema questo che fa mettere in discussione il fatto che il “gambling”, collegato ad una scommessa in denaro (che spesso ne rappresenta una delle motivazioni primarie), possa legittimamente essere incluso nelle attività propriamente “giocose”. Resta comunque caratterizzante il forte “assorbimento”, in certi casi una vera “possessione” per dirla con un grande studioso dell’argomento, Frobenius, che sottolinea come “nei popoli, come nei bambini e in ogni uomo creativo, il dare forma nasce dalla ergriffenheit. Come appunto giocano per antonomasia i bambini che lo fanno in modo creativo, leggero, intenso, totale “seriallegro” (spoudogeloios in greco, come sono gli dei).  

In una società che ci libera dalla dura schiavitù della condanna ai “lavori forzati” per la sopravvivere e che ci permette di avere più tempo “libero” (otium per i Romani) da dedicare alla vita interiore o ad attività non direttamente produttive e remunerative l’uomo “giocatore” si presenta quindi come “l’apice dell’evoluzione culturale” se per gioco si intende, con H. Rahner “un’attività spirituale e fisica tipica dell’uomo, l’espressione ben riuscita di una capacità spirituale interiore che si manifesta nel gesto fisico visibile, nel suono udibile e nella materia palpabile. In questo senso il gioco non è altro che l’esercitarsi dello spirito a diventare corpo”. Di qui anche la creazione artistica ed anche lo stesso gioco amoroso – quello di cui ci parla Ovidio nella Ars amandi”, pieno di imprevisto, di rischio, di sorpresa e di inesauribile novità.  riservata ad una aristocrazia che si permetteva il lusso di intrecciare storie di seduzione amorosa ormai svincolate dagli aspetti “contrattuali” delle relazione concordate e di potere, Di qui la elaborazione fantasociologica di Herman Hesse che nel suo Il gioco delle perle di vetro immagina una umanità impegnata in un gioco planetario il cui unico “serto, come quello di alloro nei giochi olimpici, non ha valore economico ma puramente simbolico. Ma già constatiamo una anticipazione di questa evoluzione anche nei grandi “giochi olimpici” o più ancora nel campionato mondiale di calcio o di Formula 1 che attrae attorno ad un televisore simultaneamente miliardi di esseri umani in una appassionata condivisione di intenti.

Si sono confrontati su questi temi alcuni studiosi “appassionati di gioco” condividendo contributi tratti dalla loro esperienza personale e professionale come:

Riccardo Zerbetto, psichiatra e psicoterapeuta cofondatore di Alea-Associazione per lo studio del gioco d’azzardo che si è interessato di programmi innovativi per giocatori compulsivi (www.Orthos.biz) e impegnato in una prospettiva di valorizzazione del gioco per adulti nelle tante versioni dell’Entertainment con una relazione su: Il gioco che ammala e il gioco che guarisce: tra Gambling, Playing and Entertainment che ha esplorato la possibilità che, tenuto anche conto delle frequenti limitazioni alla promozione del gioco con denaro a livello nazionale e locale con conseguente perdita potenziale di occupazione per addetti al settore, lo stesso possa esplorare una più ampia gamma di attività ludiche seppure non strettamente vincolate alle vincite in denaro

Romano Madera, già professore ordinario di filosofia morale e pratiche filosofiche all’Università di MIlano Bicocca, fondatore di Philo-pratiche filosofiche e di SABOF (società di analisi biografica a orientamento filosofico). socio dell’AIPA e del LAI  con una relazione su Il Gioco della Sabbia in analisi. Una tecnica attualmente molto diffusa in psicoterapia che consente di andare oltre la dimensione dialogico-verbale, attingendo ad un “serbatoio delle immagini” da cui poter allargare l’orizzonte esistenziale e di esplorazione del proprio mondo interiore.

Ugo Volli, già professore ordinario di Semiotica del testo presso l’Università di Torino, oggi professore onorario presso la stessa università. Direttore di “Lexia”, rivista internazionale di studi semiotici, professore a contratto presso l’Accademia di Brera e l’Università di San Marino con una relazione su Gioco e gioia. Quel che ci dicono le parole con un approfondimento molto ampio sulle redici semantiche delle parole collegate alla attività ludica nelle sue varie forme e idiomi, antichi e attuali, che ci permettono di spaziare sulla incredibile molteplicità dei significati a cui ci rimanda la attività ludica nel suo insieme e nel suo continuo evolversi.

Giandomenico Bagatin, psicoterapeuta e rappresentante in Europa della Gestalt Play Therapy che ha introdotto sulle tecniche più avanzate di utilizzo delle attività di gioco applicate all’infanzia ma anche a quell’eterno fanciullo che sopravvive in ciascuno di noi e che certo fa “nutrito” di stimoli e di occasioni creative per non sclerotizzarsi nella routine di forme di vita monotone e ripetitive.

Oltre a contributi di esperienze innovative nel campo delle attività ludiche nell’infanzia e nell’età adulta con implicazioni didattico-evolutive e/o specificamente terapeutiche

Sono seguiti approfondimenti specifici a partire da quello di Alessio Crisantemi che ha presentato il fenomeno della riscoperta del flipper come ambito di competizione sportiva anche internazionale, che vanta per inciso una gloria italiana, e nel quale si combina potenzialmente l’interesse condiviso di nonni e nipoti su un elemento aggregante al confine tra passato e potenziale futuro. A seguire Ilaria Caelli sulla “clown terapia”, Mario Polito, conosciuto esperto di attività ludico-didattiche nella scuola, di Dania Vallini nella applicazione ad ambiti problematici e di operatori del Programma Orthos, Marie Ange Guisolan e Daniel Brioschi (che ringrazio a nome di tutti anche per il sostegno tecnico alla realizzazione del Convegno on-line) che dedicano parte del programma terapeutico stesso a forme di gioco che non comportino il binomio alea-denaro ma improntati più alla competizione e allo stimolo immaginativo.

Vedi Programma e possibilità di adesione a: https://www.webex.com/downloads.html per Windows   e a  https://apps.apple.com/it/app/cisco-webex-meetings/id298844386 per Mac

3 commenti
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